lunedì 15 giugno 2015

DI PREQUEL, SEQUEL E ALTRO ANCORA (febbraio 2012)

Il pezzo qua sotto è l'ennesima prova di come il mondo giri in fretta. Scritto appena tre anni fa, è già preistoria. Alla notizia che la DC Comics avrebbe pubblicato degli spin off di Watchmen, Alan Moore non aveva perso tempo nel dar voce al proprio disappunto. Tra gli appassionati si era discusso della cosa, se Moore avesse ragione, se l'operazione della DC fosse giusta eticamente e artisticamente. Watchmen era considerato un classico intoccabile. Nel mio pezzo dicevo che sequel, prequel, spin off e adattamenti anche poco ortodossi erano in realtà fenomeni comuni nella narrativa, anche se magari non erano proprio pratica comune per le opere moderne. Da allora, nel giro di pochi anni, ci sono stati ben tre adattamenti non esattamente filologici di Sherlock Holmes (le serie tivù Sherlock ed Elementary e i film con Robert Downey jr), due albi di Asterix scritti da altri autori dopo la morte di Uderzo, e sta per arrivare in libreria il sequel di Corto Maltese. E le argomentazioni di Alan Moore appaiono più deboli che mai.

La notizia del momento, che si è abbattuta come un fulmine sul fumettomondo, è che la DC Comics ha intenzione di realizzare delle storie collaterali (dei prequel, ossia storie antecedenti) al capolavoro Watchmen. Alan Moore non ha gradito, e non ha esitato a esternarlo.

Nei blog fumettistici ne parlano un po’ tutti. Ammetto che la cosa non mi interessa particolarmente, e i problemi del fumetto italiano sono abbastanza numerosi e consistenti da relegare i crucci del Bardo Barbuto in fondo alla classifica delle mie preoccupazioni.

Qualcuno ha fatto notare una uscita infelice di Moore, che avrebbe dichiarato, per sottolineare la pochezza della trovata della DC, “Non mi risulta che esistano molti sequel di Moby Dick”. Affermazione paradossale, considerato che Moore ha usato nelle sue opere personaggi di romanzi celebri, realizzando così, se non esattamente dei sequel, quanto meno degli spin off (ovvero storie “derivate da”).

Ripensando a questo, mi è venuto in mente un film di cui avevo parlato tempo fa proprio in questo sito: Improvvisamente un uomo nella notte è il prequel del Giro di Vite di Henry James. Che in ambito letterario, mi perdonino i moorofili, gode di una fama un filino più grande di quella di Watchmen.

Addirittura inutile, poi, contare i titoli della filmografia sul Dracula creato da Bram Stoker. Mi limito a ricordare un cult della mia adolescenza, la serie a fumetti Tomb of Dracula della Marvel, scritta da Marv Wolfman per le matite di Gene Colan e le chine di Tom Palmer. Che può essere considerata a tutti gli effetti un sequel, con alcuni discendenti dei protagonisti del romanzo.


Idem per la bibliografia e la filmografia su Sherlock Holmes. Inutile elencare titoli di libri, film e serie tivù. Qui segnalo solo il più grande (e più spassoso) “tradimento” che si potesse mai perpetrare nei confronti del personaggio di Conan Doyle: in Senza indizio, diretto da Thom Eberhardt nel 1988 e scritto da Gary Murphy e Larry Strawther, il vero genio della coppia è il dottor Watson (Brian Kingsley); mentre Sherlock Holmes (Michael Caine) è un ottuso sbruffone che si prende tutti i meriti e la gloria.

Pochi si ricordano, poi, che Hook di Spielberg è un sequel vero e proprio di Peter Pan (altro capolavoro). E immodestamente mi inserisco anch’io nel filone, con una storia di Dylan Dog. D’altronde, su Peter Pan ha detto la sua anche Regis Loisel.

A metà tra il sequel e l’alternate universe è un film un po’ dimenticato, Robin & Marian, diretto da Richard Lester, che racconta la terza età di Robin Hood e della sua innamorata. Interpreti: Sean Connery e Audrey Hepburn.

Mary Reilly racconta la vicenda del dottor Jekyll dal punto di vista di una cameriera che si innamora di lui. Non proprio un sequel e nemmeno uno spin off, ma una sorta di racconto a latere rispetto al romanzo di Stevenson.

E chi ha la mia età ricorderà una serie a fumetti dedicata a Zanna Bianca, in cui del Grande Nord di Jack London non era rimasto niente. Le storie erano polizieschi per ragazzi ambientati ai giorni nostri, e Zanna Bianca era un pastore tedesco che praticamente era l’antesignano dell’ispettore Rex. Graziano Origa firmava i testi e, tra gli altri, ai disegni c’era un giovane Fabio Civitelli.


Sempre a proposito di fumetti, ma tornando in zona capolavoro, mi viene in mente che le storie di Lucky Luke, alla morte di René Goscinny, sono state continuate da altri scrittori. E alla morte di Morris sono subentrati Achdé ai disegni e Laurent Gerra ai testi. Alla serie ha poi contribuito anche lo scrittore Daniel Pennac.

E infine, se dobbiamo parlare di capolavori, difficile pensare a un capolavoro più immenso e amato dell’Eternauta. Ebbene, dalla scomparsa di Hector G. Oesterheld i sequel dell’Eternauta si sono susseguiti ad opera “di una pletora di scrittori e disegnatori”, come scrive la Wikipedia anglofona: prima c’è la versione di Alberto Ongaro con Mario Morhain e Oswal ai pennelli (1983), poi quella di Pablo “Pol” Maiztegui (1997) di nuovo con i disegni di Lopez, poi Pablo Muñoz e Ricardo Barreiro scrivono per le matite di Walter Taborda e Gabriel Rearte (1999), e poi tocca di nuovo a Maiztegui e Lopez (2003). La scheda su uBC ci informa che addirittura l’Eternauta ha avuto una storia team up, quella con l’incontro tra l’Eternauta e Gilgamesh.

Insomma, indignarsi per dei prequel? Da lettore e da autore, io credo che l’indignazione di Alan Moore sia mal riposta. Noto poi che non c’è traccia delle reazioni di Dave Gibbons. Mi piace pensare che abbia commentato la ferale notizia con la frase attribuita al pianista Liberace: I cried all my way to the bank. “Ho pianto per tutta la strada fino alla banca”.

Gli orologi di Watchmen. Non ti allarmare, Alan. 
Non è merchandising vero, ma un'idea beffarda 
dell'illustratore Rocky Davies.