venerdì 10 luglio 2015

UN SETTIMANALE IRRIPETIBILE (2003)

Ripropongo qui uno dei vecchi articoli a cui tengo di più, quello sul Corriere dei Ragazzi. Lo scrissi nei primi anni duemila dopo avere letto un lungo e affettuoso amarcord di Alfredo Castelli, che di quel settimanale fu una delle colonne. 


Alfredo Castelli lo ha chiamato "il settimanale irripetibile". E non senza motivo: ci fu un periodo in cui i più grandi talenti del fumetto italiano lavoravano per la stessa pubblicazione: Il Corriere dei Ragazzi, su cui ogni settimana si alternavano le firme di Battaglia, Pratt, Bonvi, Alessandrini, Di Gennaro, Bottaro, Breccia, Chendi, Tacconi, Jacovitti e molti altri ancora. Una concentrazione di talenti che non si sarebbe mai più verificata nella storia dell'editoria a fumetti italiana. Come era stato possibile quel piccolo miracolo?

L'anno magico fu il 1972. Il Corriere della Sera era l'editore del Corriere dei Piccoli: un settimanale storico, nato nel 1908, che aveva pubblicato e continuava a pubblicare il meglio dell'illustrazione e del fumetto per bambini. Molti personaggi del Corriere dei Piccoli - come il signor Bonaventura, il sor Pampurio, Marmittone - erano entrati nella storia del costume. Ma quella, nel decennio dei settanta così gravidi di cambiamenti, era storia passata. Ora l'idea era di rivolgersi a un pubblico fatto non più di bambini. O comunque, di cominciare a trattare i bambini non come adulti sempliciotti, ma come gli adulti maturi di domani.

Già tra la fine degli anni sessanta e i primi anni settanta il "Corrierino" (come era chiamato confidenzialmente Il Corriere dei Piccoli), diretto da Carlo Triberti, aveva pubblicato fumetti maturi (faccio un solo titolo: La Ballata del Mare Salato di Hugo Pratt). C'era un cambiamento nell'aria, e anche il mondo del fumetto ne prendeva atto. Per una di quelle combinazioni che capitano una volta nella vita, nei primi anni settanta si formò all'interno di una casa editrice una sinergia felicissima: quella tra un gruppo di professionisti preparati ed entusiasti del loro lavoro, e una dirigenza convinta della possibilità di fare dell'editoria di qualità per i ragazzi.

Nel 1972, dunque, quello che era Il Corriere dei Piccoli cambiò nome nel Corriere dei Ragazzi, e la direzione del giornale fu affidata a Giancarlo Francesconi, già caporedattore del Corriere dei Piccoli.

La nuova formula editoriale introdotta dal cambio di testata fu lanciata in grande stile, con molta pubblicità e con un uso intelligente di gadget "didattici". Fu un successo. D'altronde, perché non avrebbe dovuto esserlo? La parte redazionale era confezionata con professionalità impeccabile, e con la rara capacità di parlare ai ragazzi di argomenti complessi. La qualità dei fumetti, poi, era semplicemente strepitosa.

Sembra incredibile, ma le sceneggiature del settimanale erano realizzate - salvo poche eccezioni - solo da due persone: Mino Milani e Alfredo Castelli (all'epoca venticinquenne).

Tra le decine di serie, Milani realizzò con Sergio Toppi I grandi nel giallo, basata su un'idea geniale: coinvolgere i grandi della Storia (da Giotto a Leopardi, da Paganini ad Alfred Hitchcock) in intrighi polizieschi. Il risultato fu una serie di piccoli gioielli del mystery, non privi di una fine ironia, che in seguito furono anche raccolti in volume.

Più tardi, Milani ebbe un'altra idea intrigante sui Grandi: metterli sotto processo. L'idea era quella di presentare personaggi storici in situazioni controverse, in modo che i lettori votassero come una giuria: fece bene l'ammiraglio Yamamoto ad attaccare Pearl Harbour senza preavviso? Fu responsabilità del generale Custer la disfatta del Little Big Horn, o fu il frutto di una serie di scelte sbagliate da parte degli alti ufficiali? Il disegnatore della serie era Milo Manara.

Sotto lo pseudonimo di Piero Selva, Milani realizzò una delle serie più innovative del settimanale, Il Fumetto della Realtà, presentando ai ragazzi in modo intelligente fatti di cronaca, spesso caratterizzati da problematici risvolti sociali. Una scelta "etica" in cui il direttore Francesconi credeva fermamente, e che più volte difese a pie' fermo davanti alle rimostranze dell'editore.

Non che Milani non fosse capace di scrivere di avventura: per i disegni del bravissimo Aldo Di Gennaro creò la serie Il Maestro, creando un genere fantastico-esoterico assolutamente inedito nel fumetto italiano, allora come oggi.

Alfredo Castelli creò per il "corrierino" una delle sue serie più famose, quella dedicata agli Aristocratici, i ladri gentiluomini, illustrata da Ferdinando Tacconi. E fu sempre per il CdR che lo sceneggiatore inaugurò il sodalizio artistico con Giancarlo Alessandrini, con cui anni dopo avrebbe realizzato Martin Mystère.


Di Castelli fu anche l'idea degli Albi Avventura, storie complete lunghe (24 pagine) presentate come inserti staccabili al centro del settimanale. Gli Albi Avventura furono inaugurati proprio da un personaggio di Castelli, L'Ombra (un detective invisibile, ispirato in parte allo Spirit di Will Eisner e in parte allo Shadow della narrativa pulp).

In seguito quegli inserti presentarono - tra le altre cose - una indimenticabile avventura di Comanche & Red Dust di Hermann e Greg, I lupi del Wyoming, che può essere considerata come uno dei capolavori assoluti del fumetto franco-belga. E fu sempre sugli Albi Avventura che Attilio Micheluzzi inaugurò la serie Johnny Focus.

Ma naturalmente, sul settimanale non mancava l'umorismo. E la parte umoristica non era certo di livello inferiore a quella realistico-avventurosa. Jacovitti era stato da sempre uno dei pilastri del Corriere dei Piccoli, per il quale aveva creato il personaggio di Zorry Kid, e proseguì la sua collaborazione con la testata.

Castelli portò sul nuovo "corrierino" l'umorismo di una nuova generazione, creando Tilt - la rubrica pazza pazza pazza e riversandovi il suo amore per lo spirito demenziale ante-litteram della rivista americana Mad.

Ai disegni di Tilt si alternavano Bonvi e Daniele Fagarazzi. Tilt - pur tenendo un occhio sempre puntato sull'attualità - riuscì a ironizzare anche sul mondo dei fumetti, e sullo stesso settimanale: non di rado gli autori comparivano nella rubrica come personaggi, insieme all'irsuto direttore e, occasionalmente, anche a qualche redattore.

Bonvi pubblicava sul "corrierino" anche le sue Sturmtruppen, e nel 1974 debuttò sul giornale la striscia umoristica di un (allora) discepolo del disegnatore emiliano, il giovanissimo Guido Silvestri, in arte Silver. Era nato Lupo Alberto. Sempre nel 1974 Il Corriere dei Ragazzi presentava il debutto ufficiale di un altro enfant prodige: Tiziano Sclavi, che con Altai & Jonson (disegnato nientemeno che da Giorgio Cavazzano) avviava una luminosa carriera.


Va sottolineato, infine, che Il Corriere dei Ragazzi non si dimenticava della ragazze. Per il nuovo settimanale Grazia Nidasio, già colonna del Corriere dei Piccoli, creò Valentina Mela Verde. Praticamente una sit-com a fumetti con una protagonista ragazzina, una novità assoluta per il nostro fumetto.


Nel giro di pochi anni Il Corriere dei Ragazzi realizzò un'impresa straordinaria (e mai più ripetuta da nessun editore): concretizzare una produzione italiana che eguagliava la qualità dei fumetti stranieri pubblicati fino a pochi anni prima. E tenete conto che il giornale pubblicava Lucky Luke, Michel Vaillant, I Puffi, Luc Orient, Bernard Prince e molti altri: praticamente il meglio della eccellente produzione franco belga.

Poteva la magia durare per sempre? Ovviamente no. Le forze oscure tramavano nell'ombra, e nel giro di pochissimo tempo avrebbero distrutto - con effetti catastrofici per il futuro del fumetto italiano - Il Corriere dei Ragazzi.

Alfredo Castelli - che del settimanale visse quasi tutta la parabola - ricorda molto bene quegli anni. La proprietà del Corriere della Sera vedeva con fastidio il successo del "corrierino", trattato - parola di Castelli - "come il figlio scemo di cui vergognarsi". Il settimanale non ebbe mai il sostegno pubblicitario del quotidiano. Le numerosissime iniziative "extrafumetto" continuamente richieste da più parti (edizioni estere, merchandising, publishing), furono poco più che nulle, e portate avanti con scarsa convinzione.

Gli aumenti del prezzo della carta dopo il 1975 spinsero la casa editrice a ridurre il formato del Corriere dei Ragazzi: una scelta quanto mai infelice per un settimanale che aveva sempre valorizzato il lavoro degli illustratori. Quasi contemporaneamente andò via anche il colore, e Il Corriere dei Ragazzi diventò in bianco e nero: un'altra pugnalata per il giornale che aveva pubblicato i lavori di Toppi, Battaglia, Di Gennaro. Molti di questi illustratori dirottarono la loro attività su altri lidi, come le pubblicazioni cattoliche Il Messaggero dei Ragazzi e Il Giornalino. Su quelle testate, benché ovviamente più limitati nei contenuti, gli autori non vedevano sacrificato il loro disegno.

Gli sceneggiatori, come si dice, "tennero botta" ancora per un po', continuando a sfornare belle storie e serie come La donna immortale (adattamento del romanzo di Rider Haggard scritto da Mino Milani), Lord Shark (disegnato da Alessandrini), Phyllis il ragazzo dagli occhi d'oro (scritto da Tiziano Sclavi). Sclavi inaugurò anche la rubrica umoristica Sottosopra (stampata con le pagine capovolte), cominciando a collaudare il suo umorismo surreale.

Ma era una lotta impari. Dopo l'abbandono di alcuni dei più grandi illustratori la qualità grafica del giornale era diminuita di molto, e con essa il suo impatto sui lettori. E le Forze Oscure stavano per compiere un'altra scelta suicida, quella definitiva: trasformare Il Corriere dei Ragazzi in un concorrente dei settimanali "popolari" come L'Intrepido e Il Monello.

L'editore non seppe capire che Il Corriere dei Ragazzi contava su un pubblico tanto "acculturato" e competente (nessuna meraviglia, tenuto conto dell'altissima qualità tenuta dal giornale nel corso degli anni) quanto fedele. Perfino dimezzato nel formato e aumentato di prezzo, il CdR continuava a vendere - a metà degli anni settanta - 130.000 copie alla settimana.

Ma la casa editrice guardava con golosità alle spaventose tirature dell'Intrepido, il settimanale popolare della casa editrice Universo. Ricco di ammiccamenti alle tendenze e di servizi sui divi dello sport, L'Intrepido stava attraversando un momento magico. Solo che si rivolgeva non a un pubblico selezionato, ma a un pubblico popolare ed eterogeneo. Una differenza non da poco rispetto al Corriere dei Ragazzi. Ancora Castelli: "Perfino alle elementari insegnano che non si possono sommare pere con mele." Chissà qual era il background scolastico di chi decideva le sorti del giornale: il settimanale cambiò nome e con un indecente pastrocchio linguistico diventò Corrier Boy, ampliando la parte redazionale - dedicata alle tendenze - a scapito dei fumetti: fu la goccia che fece traboccare il vaso, e il pubblico più fedele abbandonò definitivamente la pubblicazione.

Il direttore Giancarlo Francesconi, che del Corriere dei Ragazzi era stato il pilastro, fu licenziato nel 1975. Pochi mesi dopo, anche Castelli e altri collaboratori se ne andarono.

Al posto di Francesconi arrivò prima Alfredo Barberis e poi subentrò Raffaele D'Argenzio, sotto il quale il settimanale - già sceso a 60.000 copie - naufragò definitivamente. La testata rimase comunque aperta, ma i fumetti - che erano stati la ragione d'esistenza del Corriere dei Piccoli prima e del Corriere dei Ragazzi poi - alla fine diventarono niente più che un riempitivo tra un'intervista a un cantante e un articolo su un calciatore. Il Corrier Boy chiuse definitivamente i battenti nel 1984.

La distruzione del Corriere dei Ragazzi per mano di una dirigenza poco lungimirante (per usare un eufemismo) si trasformò non solo in una defaillance editoriale, ma in un danno molto più rilevante.

Il Corriere dei Ragazzi aveva coltivato non solo futuri autori di fumetti (tra cui Antonio Serra, Bepi Vigna e il sottoscritto), ma anche lettori attenti e competenti: col passare degli anni, quei lettori non avrebbero smesso di leggere i fumetti (né di leggere in generale); avrebbero seguito i viaggi di Corto Maltese su Linus, si sarebbero innamorati di Valentina, si sarebbero identificati con il problematico Penthotal di Pazienza e avrebbero volato con l'Arzack di Moebius, per poi ritrovare i loro autori prediletti - Castelli, Sclavi, Alessandrini, Tacconi - sugli albi della Sergio Bonelli Editore.

Non è esagerato dire che Il Corriere dei Ragazzi insegnò a leggere - nel senso più ampio della parola - a una generazione.

La generazione successiva - quella dei nati a metà degli anni settanta - non ebbe niente di tutto ciò. Il Corriere dei Piccoli (ristrutturato come testata parallela al Corriere dei Ragazzi, ma diretta ai più piccini) fu invaso dagli adattamenti dei cartoon televisivi giapponesi. Era la televisione, non più il fumetto, il punto di riferimento dei ragazzini.

La fine del Corriere dei Ragazzi è stato probabilmente il punto di non ritorno del fumetto italiano, ciò che ha impedito al medium fumettistico di strutturarsi come un'industria. Probabilmente, se il settimanale avesse proseguito con la strada intrapresa all'origine, la storia del fumetto italiano sarebbe stata diversa.

Dopo Il Corriere dei Ragazzi ci sono state altre riviste a fumetti, sicuramente. Ma per gli adulti. Per un pubblico già svezzato (e ristretto). Nessun editore ha avuto l'intuizione di dare vita a un nuovo periodico per ragazzi. Soprattutto, nessun editore ha mai capito che non si può pretendere che il pubblico legga se prima non gli è stato insegnato a leggere.

Oggi più che mai, Il Corriere dei Ragazzi è - e probabilmente resterà - "il settimanale irripetibile".

PER SAPERNE DI PIU'

Prima di tutto, c'è un bellissimo volume antologico, Gli anni del Corriere dei Ragazzi, che offre un'ampia selezione del materiale del mitico settimanale, con articoli di commento.

sul web, il benemerito blog Corrierino-giornalino ripropone materiale dei due "corrierini" (dei Piccoli e dei Ragazzi e del Giornalino), qui. 

Per quanto riguarda il cartaceo, molte vecchie serie uscite sul CdR raccolte in volume sono reperibili quasi esclusivamente sul mercato dell'usato, e a prezzi alti.

Fermo restando che autori come Pratt, Jacovitti, Bonvi sono continuamente ristampati, mi limito a segnalare qui che su Amazon è ancora reperibile il volume con tutte le storie di Altai & Jonson, di Sclavi e Cavazzano.