sabato 25 maggio 2024

CINQUE COSE CHE NON SAPEVI SUL "NOSTRO" DESERTO DEI TARTARI

1) La prima versione della sceneggiatura è stata consegnata nel mese di luglio 2019, ed era di 153 pagine, dieci in meno della versione definitiva. Le pagine inserite in seguito sono quasi tutte quelle interamente mute, dietro suggerimento di Pasquale Frisenda. Una sequenza muta, invece, era dialogata nella versione del 2019, ed era l’attacco della scena tra Drogo e Maria, a pagina 19. Ma i volti dei personaggi risultavano così efficaci nell’esprimere un silenzioso imbarazzo, che eliminai radicalmente il dialogo e lo feci cominciare solo nella penultima vignetta. 


2) La frase di Drogo “Obbedisco, signor capitano, ma protesto”, rivolta al suo superiore Mentana, è una citazione da una storia di Hugo Pratt: L’uomo del Sertão, pubblicata come volume 14 della collana Un uomo un’avventura, edita dalla Cepim di Sergio Bonelli. Quelle parole mi sono sembrate perfette per rappresentare l’atteggiamento di Drogo, ma in realtà la battuta ha un’origine curiosa. Sergio Bonelli non gradì le scene erotiche della storia in una collana indirizzata a un pubblico (allora) di giovanissimi, e si impuntò in particolare su una vignetta che trovava di cattivo gusto. Alla fine Pratt la eliminò... ma si tolse lo sfizio di mettere in bocca al protagonista Gringo il suo disappunto, nel dialogo conclusivo della storia. 


 

3) Un’altra citazione fumettistica riguarda il capitano Fillmore, “l’inglese”, come lo chiamano alla Bastiani. Nel romanzo di Buzzati il personaggio non è inglese, il cognome è Filimore. Ma a me è sempre sembrato ricalcato dall’inglese (c’è anche una storia di Alack Sinner dal titolo Il caso Fillmore), così ho affibbiato al colonnello un’origine britannica e gli ho dato un assistente indiano con barba e turbante. Il nome di quest’ultimo, Taj, è quello dell’assistente indiano di Quincy Harker nel bellissimo Dracula della Marvel, scritto da Marv Wolfman e disegnato da Gene Colan.


 

4) Per festeggiare il suo trasferimento, il tenente Lagorio offre ai colleghi lo champagne rubato al colonnello. Durante una riunione in redazione qualcuno, vedendo i disegni, chiese: “Bevono champagne? Ma sarà caldo... Non avevano mica i frigoriferi!”. I frigoriferi non c’erano nemmeno nel 1735, quando lo champagne (che ha origini antichissime) cominciò a essere prodotto col metodo champenoise (quindi diventò effervescente) e a essere imbottigliato in bottiglie con tappi di sughero. Considerato che la temperatura considerata ottimale è tra gli 8 e i 10 gradi, è facile immaginare che per degustarlo come si deve fosse sufficiente tenere la bottiglia al fresco in cantina. Perciò aggiunsi una battuta a Lagorio, facendogli specificare che il colonnello conservava la bottiglia nell’acqua del pozzo.

5) Quando Drogo lascia la fortezza, la sua meta – che non raggiungerà – è l’ospedale di San Celso. Dovendo dare un nome all’ospedale, mi serviva restare in un contesto geografico di fantasia. Perciò scelsi il nome di un santo inesistente, ricordandomi il personaggio di un film a cui avevo collaborato. O almeno, ero convinto di avere trovato il nome in questo modo. Solo a storia finita, rileggendo Le Storie Dipinte di Buzzati, mi sono accorto che “San Celso” era un’invenzione dello scrittore, e io l’avevo memorizzata inconsciamente. È di mia invenzione, invece, il nome del sergente che accompagna Drogo, il sergente Caronti. Un riferimento trasparente a Caronte, il traghettatore delle anime nell’aldilà secondo la mitologia greca e romana.


 

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