Come ho già ricordato qui, dopo avere collaborato a due storie di Martin Mystère, Serra, Vigna e io presentammo alla casa editrice altri due soggetti. Erano, ancora una volta, idee per Martin Mystère. Una di queste diventò La donna immortale (Martin Mystère n.79), il nostro primo albo come soggettisti e sceneggiatori, il debutto ufficiale da professionisti del fumetto. A disegnarlo fu un altro absolute beginner: Dante Bastianoni, in seguito nostro collaboratore su Nathan Never.
La seconda proposta, invece, ebbe un esito curioso: fu ritenuta da Tiziano Sclavi più in linea con il neonato Dylan Dog, all’epoca uscito da pochi mesi. Dunque, fummo incaricati di scrivere la sceneggiatura sostituendo Martin con Dylan. Per farci familiarizzare col suo personaggio, Tiziano Sclavi ci spedì in anteprima l’albo Gli uccisori, fresco di stampa e non ancora in edicola, e due delle sue sceneggiature in fase di disegno: Attraverso lo specchio (poi pubblicata su Dylan Dog n. 10) e Golem (Dylan Dog n. 12, col titolo Killer!).
Quella
nostra prima sceneggiatura di Dylan Dog che, dattiloscritta nel
lontano 1987, diventò poi l'albo n. 29 di Dylan Dog, è ancora in mio possesso, dentro la sua brava
cartellina. Il titolo di lavorazione era Fuga dall'incubo. Come potete vedere qua sopra, uscì poi col titolo Quando la città dorme.
Non ho alcun ricordo del lavoro fatto per La donna immortale, segno che probabilmente tutto filò liscio. D’altronde, leggevamo Martin Mystère da anni. Sapevamo come muovere il personaggio e come farlo parlare. Con Dylan Dog, personaggio nuovo di zecca, in edicola da appena quattro mesi, le cose furono un po’ più complicate, evidentemente.
Dico “evidentemente” perché in realtà non ricordo nulla di preciso nemmeno della realizzazione di Quando la città dorme. L’evidenza che sia stata laboriosa è data dalle condizioni del dattiloscritto. Alcuni fogli sono indubbiamente quelli originali. Altri sono fotocopie, e su alcune di queste sono presenti paragrafi con caratteri più piccoli, segno dell’intervento di una macchina da scrivere elettrica (probabilmente quella di Tiziano Sclavi). Di diverse tavole c’è una doppia versione, frutto di ripensamenti prima dell’invio alla casa editrice. La numerazione risulta cancellata col bianchetto e poi riscritta a mano. Ci sono poi numerosi fogli di appunti scritti a mano da Bepi Vigna e Antonio Serra. E infine, una chicca: un vero e proprio storyboard disegnato da Antonio Serra. Suo è anche il disegnino esplicativo presente sulla tavola 21, mentre quello a tav. 29 è mio. Come si vede, fu realizzato su un foglio a quadretti, e poi ritagliato e appiccicato sulla sceneggiatura.
Non ho ritrovato l'albo in questione sugli scaffali, quindi ringrazio l'amico Massimiliano Scalas, che mi ha segnalato la corrispondenza tra tavole di sceneggiatura e pagine stampate. La tavola 21 del dattiloscritto corrisponde alla pagina 25 dell'albo, mentre la sequenza da tavola 28 a tavola 30 corrisponde alle pagine 32, 33 e 34 dell'albo. Diverso il caso dello story-board, che non trova corrispettivi esatti nell'albo: probabilmente era una prima visualizzazione da parte di Antonio, e poi è stato riarrangiato collettivamente in fase di scrittura.
Ultima, doverosa considerazione: per quanto all’epoca tutto questo lavoro possa essere stato impegnativo, col senno di poi posso dire che si trattò di semplice routine. In seguito avremmo affrontato ben altri problemi: riscritture massicce, a volte quasi totali, e non necessariamente per correggere errori, ma per adattare le storie alla continuity o per l’impossibilità di modificare i disegni in corsa.
Quindi, la risposta alla domanda è no. Non è vero, il secondo
albo non è sempre il più difficile. Il più difficile è sempre
quello che verrà dopo, e che magari non hai nemmeno iniziato a scrivere.